person holding stainless steel spoon

LA MIA CUCINA

Lingue di gatto

Dosi per: 10

100 gr burro (cremoso)
100 gr zucchero a velo
100 gr farina
50 gr albume (un albume)

2 gr vaniglia

2 gr sale

versione 2:

125 gr burro (cremoso)
125 gr zucchero a velo
150 gr farina
75 gr albume (un albume)

2 gr vaniglia

2 gr sale

Esecuzione:

mescolare il burro morbido con lo zucchero.
Schiumare leggermente l’albume.
Aggiungere la farina alternata con l’albume.
Creare una crema densa.
Mettere in una sac-a-poche con un beccuccio liscio cm 8.
Disporre delle strisce su carta da forno ed infornare forno statico a 200°C per circa 12/14min. oppure forno ventilato 170°C 12/14min.

Note:

Vengono chiamate lingue di gatto per la loro forma piatta, stretta e allungata, il termine tecnico in pasticceria pasta sigaretta. Si preparano in pochi minuti, realizzando un delicato impasto a base di burro, zucchero, farina e albumi. Ideali da servire per la merenda insieme a della piccola pasticceria, poiché si abbinano perfettamente al tè, oppure servite con il gelato, con dolci al cucchiaio, creme golose e macedonie di frutta.
Le origini dei biscotti risalgono a migliaia di anni fa, quando i cereali venivano bolliti e conservati sotto forma di gallette, risalgono a 2500 a.C., nella tomba di un faraone della V dinastia è stato ritrovato un affresco che raffigura un operaio mentre soffia in un forno in cui stanno cuocendo delle gallette o una preparazione simile.
C’è poi una leggenda che narra di Giasone, mitico eroe greco, che ordinò al suo cuoco di fiducia di preparare del pane, da portare con sé durante il lungo viaggio in nave. Il cuoco, per quanto di fiducia, si fece prendere da un colpo di sonno e si addormentò, al suo risveglio sobbalzò, corse al forno con la paura di aver bruciato il pane e invece lo trovò solo sgonfio, appiattito, secco ma molto leggero. Giasone non si arrabbiò, anzi, era piacevolmente croccante, ottimo da inzuppare nel vino. Questo antenato del biscotto veniva chiamato dai latini “Panis Nauticus” (la galletta dei marinai) oppure “Biscoctus”, cioè “cotto due volte”.
Gli antichi romani sentirono l’esigenza di aggiungere del burro e del dolcificante all’impasto, trasformandolo in una pietanza meno light e più saporita. Nelle botteghe di panettieri e pasticcieri i biscotti comparivano sempre più spesso.
Ad influenzare molto la pasticceria francese fu sicuramente l’arrivo a corte di Caterina De’ Medici, nel 1533, accompagnata dai suoi chef e pasticcieri italiani.
Nel XVII secolo i biscotti, sia dolci che salati, sono sempre più vari e il più delle volte aromatizzati con vaniglia, caffè, cioccolato, cocco, anice, ma anche farciti con marmellata e frutta secca.
Nel XVIII secolo nasce l’espressione “Petit Four” (piccolo forno). Il nome deriva dal fatto che venivano cotti quando la temperatura del forno iniziava a calare. Oggi i petit four si distinguono in freschi e secchi.
I Petit Four freschi docetti a base di pan di Spagna o di pasta choux e vengono farciti e decorati con crema e frutta.
I Petit Four secchi, invece, sono principalmente dei biscotti, da degustare mentre si beve il caffè o il the, oppure da accompagnare con creme, ricotta, panna, gelati e sorbetti. Le lingue di gatto appartengono a quest’ultima categoria.
Artusi raccontava che, nella Parigi degli anni Venti, c’era una pasticceria, Les Halles, che era divenuta il punto di riferimento per tutti gli amanti delle lingue di gatto. Infatti, c’era il pasticcere Perrault che tutti i giorni ne sfornava a centinaia, poi le chiudeva in una scatola di latta con l’immagine di un gatto con gli stivali come omaggio al nome di questi dolcetti lunghi e sottili, che ricordano proprio la lingua di un gatto.

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